#La Storia Più Bella

Marta, 20 anni, donatrice di Vita!

Mi chiamo Marta ho 20 anni e qualche mese fa ho donato il mio midollo osseo.

La mia tipizzazione è avvenuta a settembre del 2019 con un semplicissimo prelievo di sangue che mi ha permesso di iscrivermi al registro dei donatori di midollo osseo. Nel 2021 ho ricevuto la mia prima chiamata di cui per l’emozione ricordo solo le parole: “Sei una possibile donatrice”.

Così tre giorni dopo sono andata in ospedale dove mi hanno fatto un altro prelievo del sangue per verificare l’effettiva compatibilità. Più di un mese dopo, non avendo ricevuto nessuna notizia ho iniziato a pensare di non essere compatibile e ho sperato con tutta me stessa che avessero trovato qualcun altro. La notizia della compatibilità è arrivata  mentre mangiavo fuori con amici.

La dottoressa mi spiegò che il mio midollo sarebbe andato ad una bambina di 4 anni e che avrei dovuto donare con prelievo diretto dall’osso del bacino. Al momento ho iniziato a sudare (anche perché nel milanese in estate ci sono 40 gradi all’ombra) e ad avere paura.

Poi mi sono resa conto che il mio gesto avrebbe salvato la vita ad una persona

e da quel momento in poi non avrei più avuto il coraggio di tirarmi indietro. E così, ancora prima che me ne rendessi contro è arrivato il momento della donazione. Sono stata ricoverata di mercoledì in una camera isolata, sterile e senza nemmeno la possibilità di aprire la finestra. Confesso che dopo poche ore che ero lì volevo solo scappare, mi sentivo soffocare e il mio unico desiderio era quello di tornare a casa dalla mia famiglia. Penso di aver guardato tre film di seguito per distrarmi e non pensare. Poi molto lentamente è arrivato il giovedì, giorno della donazione. Mi sono fatta la doccia, mi sono messa il camice e mi hanno portato in sala operatoria. Lì ricordo solamente che l’anestesista mi ha detto di pensare a cose belle e poi vuoto. Mi sono risvegliata nel letto della mia stanza, con due buchi nella schiena e senza un po’ del mio midollo, ma soprattutto mi sono sentita sollevata.

Sapevo che era andato tutto bene e che da lì a poche ore la sacca con le mie cellule staminali avrebbe preso il volo per un paese molto lontano.

Sono stata dimessa il giorno dopo con un gran male alla schiena ma con la consapevolezza che il mio dolore momentaneo sarebbe servito a qualcosa. Ormai sono passati un po’ di mesi e quel dolore è solo un ricordo molto lontano, sono molto felice della mia azione e spero che la mia storia possa essere d’esempio per tanti ragazzi come me.

Marta

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